Archivio Storico Cenedese n. 4 (2018)

0
2600

Sabato 2 marzo è stato presentato il nuovo numero dell’Archivio Storico Cenedese, rivista annuale di studi storici per tutto il territorio compreso tra Piave e Livenza. Il progetto, promosso dall’associazione Serravalle Viva, è giunto con questo numero (relativo all’anno 2018) alla sua quarta uscita.

L’Archivio Storico Cenedese ha raccolto finora la collaborazione di studiosi indipendenti, ricercatori locali e accademici delle università del Triveneto, ponendosi fin da subito all’attenzione degli appassionati per autorevolezza e cura dei contenuti, sempre sottoposti, oltre al vaglio della redazione e del comitato scientifico della rivista, a revisione paritaria a doppio cieco, come di prassi per le migliori pubblicazioni a carattere scientifico.

I numeri precedenti della rivista sono presenti nelle biblioteche del territorio e in importanti istituti italiani e internazionali: Max Planck Institut di Firenze, Harvard College Library, Bayerische Staatsbibliothek, British Library, Biblioteca della Fondazione Cini di Venezia, Biblioteca Hertziana di Roma.

Nelle oltre 300 pagine di questo numero dell’Archivio Storico Cenedese, i lettori potranno trovare cinque Studi, i contributi più articolati, due Comunicazioni, cioè gli articoli più puntuali, e tre Brevi, ovvero veloci segnalazioni e curiosità.

Nel primo studio, Vanni Veronesi ci riporta agli ultimi fantasmagorici sprazzi dell’Umanesimo, con una ricerca su L’Idea del Theatro di Giulio Camillo Delminio, personaggio molto curioso, nato circa nel 1480 nella zona di Portogruaro, in contatto con tutti i più importanti intellettuali del tempo, da Erasmo da Rotterdam a Girolamo Muzio, da Pietro Bembo ai “nostri” Marcantonio Flaminio e Alessandro Citolini. Il Theatro è un tentativo di organizzazione dello scibile umano, una sorta di mappa o modello mentale che univa erudizione, mitologia, scienza, cabala… un sistema cognitivo e mnemonico, sorta di antesignano di Wikipedia che, anticipando il moderno ipertesto, rispecchiava lo spirito e la curiosità onnivora del suo ideatore.

Roberto Tomassoni ci offre poi un profilo biografico di Marco Forcellini (1712-1793), fratello del più famoso latinista Egidio, lo spaccato di un’esistenza spesa nello studio del diritto, come segretario al servizio della famiglia Collalto e come consulente giuridico della Repubblica di Venezia.

Tre autori, Ermanno Malaspina, Matteo Calcagno e Alberto Crotto, si spartiscono il compito di spiegarci (e tradurci) un’opera poco conosciuta di Lorenzo Da Ponte, un’elegia composta in latino per l’Accademia Poetica di Treviso nel 1776. Nel componimento il poeta cenedese rielabora le tesi roussoviane sul “buon selvaggio”, integrandole nel filone classico del mito dell’età dell’oro.

È poi il turno di Giampaolo Zagonel, che ripercorre la storia di Francesco Zacchiroli, letterato, polemista e poligrafo, che nella breve esperienza del Regno d’Italia fu viceprefetto del Dipartimento del Tagliamento a Conegliano dal 1807 al 1813. Una vita avventurosa che lo portò a incrociare, non sempre senza screzi e velenose scaramucce, quella di Beccaria, dei fratelli Verri, e dei maggiori letterati del tempo: Parini, Monti, Foscolo, Alfieri.

Chiude la rassegna degli Studi, l’articolo di Giuseppe D’Assié su La colonna Feletti, il racconto reportage del 1940 di Giuseppe Berto, testo uscito a puntate sul Gazzettino che segna l’esordio letterario dell’autore di Mogliano e offre testimonianza della morte della Medaglia d’Oro maggiore Edgardo Feletti di Colle Umberto. L’episodio narrato da Berto, cioè la tragica fine della colonna Feletti, trucidata in Etiopia in un agguato di ribelli partigiani, diventa occasione per ricostruire il contesto storico della guerra, della difficile pacificazione in Africa Orientale Italiana e abbozzare un bilancio dell’avventura coloniale fascista in Etiopia.

La Comunicazione di Stefano Aloisi presenta un percorso nella storia dell’arte sulle tracce di Giuseppe Moretto (1550 circa-1628 circa), pittore friulano genero e allievo di Pomponio Amalteo, passato nel Cenedese al seguito della famiglia Altan quando questa tenne un raffinato cenacolo al Murazzo (Villa di Villa presso Cordignano). L’attività di Giuseppe Moretto ha lasciato tante testimonianze tra Piave e Livenza, nelle chiese di Val di Montaner, Godega di Sant’Urbano, Motta di Livenza, Campomolino, Osigo, San Martino di Colle Umberto.

Francesca Costaperaria infine ci porta nella chiesa di Santa Croce, cappella del Palazzo Minucci De Carlo, riportando documenti inediti che fanno luce sulla chiesa, la famiglia Minucci e la comunità di Serravalle.

Chiudono il numero le Brevi di Luisa Botteon, Massimo Della Giustina e Fabio Romanini, che ci parlano del mercato franco del Campardo, del testamento di Francesco Troyer e dell’ultimo libro di Luciano Cecchinel.

Sabato 2 marzo, alle ore 18, presso l’aula magna del Dante International College, Bruno Callegher, professore dell’Università di Trieste, ha offerto una panoramica degli articoli, come invito alla lettura e alla scoperta di tutte le storie contenute in questo quarto numero dell’Archivio Storico Cenedese.